Un anno record per le Piccole e Medie Imprese italiane
A fronte di un periodo storico caratterizzato dalla deindustrializzazione e da una certa incertezza economica (+8,1% d’inflazione a dicembre in Italia e +9,2% nell’area euro), le aziende manifatturiere di medie dimensioni, per lo più a gestione familiare, hanno registrato nel 2021 una performance del 20% superiore a quella delle aziende francesi e tedesche, superando la crisi del Covid meglio delle sorelle europee.
A differenza della Francia, in cui prosperano prevalentemente aziende di grandi dimensioni, le cosiddette Mid Cap rappresentano in Italia la vera spina dorsale del tessuto economico nazionale, caratterizzato da medie imprese con un numero di dipendenti che va da 50 a 249 e un fatturato inferiore a 50 milioni l’anno o un bilancio inferiore ai 43 milioni.
La quattordicesima edizione dell’Osservatorio Aub (Aidaf, Unicredit, Bocconi), realizzata con il supporto di Borsa Italiana, Fondazione Angelini e Camera di Commercio di Milano, evidenzia come le aziende familiari italiane con oltre 20 milioni di ricavi si siano dimostrate solide sul piano della redditività, grazie sia al passaggio generazionale sia dalla gestione prudenziale, nonché dagli interventi governativi di sostegno al credito e dalle agevolazioni dei finanziamenti per chi investe. Secondo lo studio, le aziende familiari italiane (8.589 i gruppi analizzati) hanno avuto un aumento dei ricavi del 20% rispetto al 2020, con un indice di crescita pari al 243, superiore a quello delle non familiari. Marche e Lombardia sono le regioni che hanno segnato i risultati migliori, mentre i settori in testa sono quello dell’energia, delle costruzioni, del commercio all’ingrosso e della vendita di auto. Non solo ricavi, ma anche aumento della redditività netta (dal 13% nel 2019 al 13,6% nel 2021) e dell’occupazione. Inoltre, il livello di indebitamento è sceso, non solo nel biennio (il 24% nel 2021 contro il 30% del 2019) ma anche nei dieci anni (38%).
Come sottolinea Francesco Casoli, presidente di Aidaf e Elica, alla luce di questi risultati, le aziende risultano essere molto più pronte ad affrontare anche le sfide contingenti dettate dalla crisi energetica, dall’inflazione e dalla carenza di materie prime poiché rafforzate. Infatti, gli andamenti del primo semestre del 2022 sono positivi: +35% i ricavi del primo semestre 2021, +8.2% l’occupazione, +8,3% di ritorno dul capitale.
Lo stato di buona salute delle medie imprese italiane è confermato anche dalle analisi contenute nell’Outlook 2023 sull’Italia di Mediobanca, curato da Andrea Filtri e Javier Suarez, che evidenzia un aumento della produttività (+20% rispetto alle francesi e tedesche), dell’occupazione (+40% dal 1996 a oggi) e del crescente interesse da parte degli investitori esterni.
Le sfide? Casoli sottolinea come lo studio dell’Osservatorio Aub evidenzi nella diversity, cioè l’accoglimento di donne, giovani e esterni alle famiglie nei consigli di amministrazione, la prima grande sfida. Infatti, dal quadro emerge che soltanto in un’azienda su quattro c’è un consigliere con meno di 40 anni e solo il 37,6% del campione supera la soglia del 33% di donne nel board. Non solo, secondo lo studio di Mediobanca, l’aumento della competitività e la carenza di operai specializzati rappresentano altre due importanti sfide per le aziende.
I dati sorprendenti delle aziende nel Mezzogiorno
L’area studi di Mediobanca, in unione con il centro studi Tagliacarne e Unioncamere, fotografa nel report “Leader del cambiamento: le medie imprese del Mezzogiorno” la vitalità senza precedenti delle aziende del Sud Italia. Infatti, secondo i dati, non solo la loro crescita negli ultimi anni ha superato quella delle imprese analoghe del Centro e del Nord, ma per il 2022 è anche previsto un incremento del loro giro d’affari del’8,1% (contro il 7,2% delle altre aree d’Italia), dopo l’aumento del 10% registrato nel 2021.
Il report, che prende in considerazione solamente le imprese industriali manifatturiere in quanto società di capitali con forza di lavoro compresa tra 50 e 499 unità e un volume di vendite non inferiore a 17 e non superiore a 370 milioni di euro, conferma la tendenza positiva registrata anche a livello nazionale. Infatti, nell’ultimo decennio (2011-2022) crescono fatturato (+35,2%), produttività (+28,3%) e forza lavoro (+25,6%).
Le motivazioni del successo? Come sottolinea Andrea Prete, Presidente di Unioncamere, le medie imprese meridionali sono trascinate sia dalla loro capacità di resilienza sia dal loro storico capitalismo familiare, nonché dalla nuova spinta alla collaborazione tra imprese, Università e centri di ricerca locali.
Alla luce di tali risultati, le sfide da affrontare rimangono la sensibilità ambientale, la qualità del lavoro, la volontà di fare network, la governance e la riorganizzazione delle catene di fornitura, la necessità di rinnovo manageriale e generazionale, ma anche il ripensamento e la diversificazione delle forniture per limitarne i rischi di rottura.