Record moda Made in Italy nel 2022. E le prospettive per il 2023?
Giovedì 15 dicembre Carlo Capasa, presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, ha presentato a Milano la nuova edizione di Milano fashion week Men’s collection, in calendario dal 13 al 17 gennaio 2022 con 72 appuntamenti di cui 52 tra sfilate e presentazioni fisiche, 11 eventi e 4 contenuti digitali.
Se da una parte, i dati del 2022 descrivono un anno chiuso «oltre le aspettative» con il fatturato della moda e dei settori collegati che ha superato i 96,6 miliardi di euro, in salita del 16% rispetto al 2021, il più alto degli ultimi 20 anni, dall’altro, la situazione contingente rende impossibile fare previsioni per il 2023.
Il banco di prova? La settimana della moda uomo di gennaio e il Pitti, che si terrà a Firenze dal 10 al 13 gennaio. Infatti, i buyer provvederanno a fare gli ordini per la stagione invernale 2023/24, che con tutta probabilità potrebbe risentire degli effetti della recessione in Europa e Usa e di un livello di fiducia dei consumatori diverso da quella attuale.
I dati del 2022 sono stati sorprendenti- tanto da vedere una revisione al rialzo delle stime- dato che il settore moda ha registrato un 19% nel fatturato, tenendo anche nel terzo trimestre. Il presidente Capasa ha spiegato come si fosse «parlato di una crescita del 12% sul 2021» mentre a oggi è possibile confermare che «l’aumento del fatturato, anche stimando crescita zero nel quarto trimestre, sarà del +16%. Questo aumento sconta anche un’inflazione di circa il 9% sui nostri prodotti; quindi, in qualche maniera è mitigato da quel dato».
Nel 2022 l’export ha superato gli 80 miliardi di euro (+19%) e si è registrata anche una crescita delle importazioni (+27,8%, con un boom dalla Cina e più in generale dall’Asia) e un surplus commerciale di oltre 28 miliardi di euro. Il mercato più importanti per la moda Made in Italy è quello statunitense, che si conferma il più dinamico sul fronte delle esportazioni con un +54,1% messo a segno tra gennaio e settembre nella sola industria della moda e un +23,5% nello stesso periodo nei settori collegati. Non solo, l’America è anche il primo mercato di destinazione di prodotti cosmetici, occhiali, gioielli e bijoux, registrando quasi 2,7 miliardi di export in valore.
Non solo Usa, Francia (primo mercato in valore, +23,8%), Germania (+16%) e Cina (+18,8%) con performance positive anche di Corea (+33%) e Giappone (+18,4%). Nei settori collegati si registra anche un importante crescita in Svizzera, che costituisce un hub di numerosi gruppi del lusso (+31,7%), mentre, grazie alla presenza degli acquirenti russi, Emirati e Turchia registrano rispettivamente una crescita del +30,7% e del +57,6% (Fonte IlSole 24 Ore)
Come ha ricordato Capasa, si tratta di dati che rappresentano un segno positivo alla luce di un anno segnato da eventi drammatici. Uno dei dati più positivi è quello che riguarda il valore della produzione che, al netto dell’inflazione, è salito del 9 per cento. Dall’altra parte, «la crescita dei costi di energia e materie prime ha avuto un impatto notevole (+9,2% nei primi dieci mesi 2022, su base annua) sui prezzi industriali lungo la filiera, senza però “scaricarsi” in egual misura sui pezzi al consumo che nella moda sono saliti in media del 3 per cento».
La vera incognita per il settore? Il tema dei costi nell’industria. Infatti, fino ad oggi le aziende hanno tentato di gestire senza pesare sui consumatori questa problematica, che rischia di compromettere la competitività e di non riuscire a far fronte a una domanda internazionale in crescita.