Nutriscore: istruzioni per l’uso

In Italia negli ultimi anni, il Nutriscore é stato al centro di forti dibattiti all’interno dell’opinione pubblica e in modo particolare tra gli addetti ai lavori del settore agroalimentare.

Il motivo? Per i suoi detrattori, il Nutriscore porterebbe a un forte calo delle vendite dei prodotti alimentari italiani, in quanto molti di essi verrebbero tacciati come dannosi per la salute; invece, per i suoi sostenitori è visto come un sistema necessario e di facile comprensione per prevenire malattie cardiovascolari. Ma prima di entrare nelle motivazioni bisogna comprendere che cosa sia il Nutriscore.

Si tratta di un sistema informativo posto sul lato frontale della confezione di un prodotto, sviluppato da ricercatori dell’università di Parigi e dell’Inserm, e si basa su una scala cromatica di cinque colori: agli estremi troviamo il verde scuro (con la lettera A, che corrisponde alla valutazione nutrizionale migliore) e il rosso acceso (con la lettera E, che indica la valutazione peggiore). In mezzo gradazioni più chiare di questi due colori, e le lettere B, C, D. Il valore è calcolato analizzando il contenuto di sostanze benefiche in 100 grammi di prodotto. Poi attraverso un complesso calcolo, si ottiene un punteggio finale, che permette di assegnare sia un colore che una lettera a uno specifico alimento.

Per dare un quadro d’insieme bisogna sottolineare sia i pregi che i difetti di questo sistema. Per quanto concerno i primi, il Nutriscore rispetto ad altri strumenti informativi già presenti all’interno del mercato europeo offre una serie di vantaggi. Uno di questi è dato dalla sua semplicità: la scala di colori e le lettere dell’alfabeto risultano di facile comprensione per tutti i tipi di consumatori. da quelli più anziani, che si potrebbero trovare in difficoltà a leggere etichette di piccole dimensioni e complesse, a quelli più giovani, più disattenti alle proprietà nutrizionali dell’alimento. In questa maniera il consumatore è catturato dalla forza visiva e allo stesso tempo persuasiva dell’etichetta e di conseguenza si orienterà ad acquistare prodotti caratterizzati da score migliori. Inoltre, questo sistema a lungo andare potrà favorire una vera e propria “corsa” delle aziende alimentari a cercare di rendere il più sano possibile il prodotto, in modo tale da non perdere una fetta di mercato.

Tuttavia, il suo più grande pregio, vale a dire la sua semplicità e immediatezza, risulta anche il suo più grande limite. Difatti, il Nutriscore essendo calcolato su 100 grammi di prodotto, non tiene in considerazione altre sue caratteristiche, come ad esempio il grado di trasformazione, le qualità nutrizionali e la sua origine. I detrattori del Nutriscore, infatti, fanno notare come molti formaggi, oli, salumi, nonostante possano godere di certificazioni DOP o IGP sarebbero segnati da un Nutriscore basso. Questi prodotti, infatti pur essendo di qualità, non potrebbero ambire ad avere il punteggi alti, in quanto i loro valori nutrizionali non rientrerebbero nei parametri più salutari. Per questo motivo diverse associazioni di categoria italiane si stanno muovendo nel tentativo di bloccare o di riformare il Nutriscore, poiché temono un danno economico molto forte per tutta la filiera agroalimentare italiana.

In questo contesto, nel quale emergono diverse istanze, tra cui il consumo responsabile, la tutela della salute, la corretta informazione e le esigenze di natura economica, si inserisce uno studio francese del 2019 pubblicato il 9 luglio 2019 sull’International Journal of Behavioral Nutrition and Physical Activity che stimò come circa 8 732 decessi per malattie croniche in Francia si sarebbero potuti evitare se fossero state messe correttamente le etichette Nutriscore sulle confezioni degli alimenti.

Proprio per contemperare le istanze di tutela economica e della salute umana, l’Italia ha lanciato una proposta alternativa al Nutriscore: il NutrInform Battery. Quest’ultimo é formato da un’indicazione grafica in etichetta della percentuale assunta di energia e nutrienti rispetto alla porzione di consumo consigliata dell’alimento. È formato da 5 batterie stilizzate, nelle quali viene riportata la quantità di energia, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale presente in singola porzione. Il suo vantaggio è che offre un quadro più delineato dei valori nutrizionali degli alimenti, ma a differenza del Nutriscore è di lettura meno immediata per i consumatori.

Per ora il Nutriscore non è entrato nel report della Commssione Europea nella lotta contro il cancro, anche se un comitato di sei paesi membri (Belgio, Francia, Germania, Spagna, Lussemburgo e Paesi Bassi) e la Svizzera stanno pensando a un di istituire un coordinamento per facilitare lo sviluppo del Nutriscore. Un recente sondaggio della Commissione Europea ha evidenziato come circa il 20% degli intervistati sia favorevole al Nutriscore, il 29% al Nutrinform Battery, mentre il 40% è ancora indeciso. Per questo è importante che le istituzioni forniscano informazioni ai cittadini sulle proposte avanzate, al fine che i cittadini possano comprendere quale sistema sia il migliore e valutare l’operato dei propri rappresentanti.