Il grave problema dell’Italian sounding
Secondo una stima di Coldiretti il mercato dei prodotti Made in Italy imitati all’estero ha superato I 100 miliardi, più del doppio del fatturato dell’export dei prodotti italiani autentici, che vale 43 miliardi.
Questo è il risultato del fenomeno denominato “Italian sounding”, vale a dire l’utilizzo di denominazioni, riferimenti geografici, immagini, combinazioni cromatiche e marchi che evocano l’Italia e i suoi prodotti più tipici, inducendo il consumatore a credere che stia comprando un prodotto originario del Bel Paese, anche se la provenienza è straniera.
A essere molto danneggiato da questo fenomeno è principalmente il settore agroalimentare, poichè l’Italian sounding ha un impatto molto forte in termine di volume delle esportazioni, e conseguentemente ha delle ripercussioni sul settore occupazionale: secondo le stime di Filiera Italia questo fenomeno porta circa 300.000 occupati in meno nel settore agroalimentare. Infatti, molte aziende italiane per restare nel mercato sono costrette ad abbassare i prezzi, abbassando cosi la qualità delle materie prime o riducendo il personale. Più di due prodotti agroalimentari Made in Italy su tre sono falsi senza alcun legame produttivo ed occupazionale con il nostro Paese. Oltre alla filiera produttiva italiana, anche gli stessi consumatori vengono danneggiati, poiché vengono invogliati ad acquistare un prodotto la cui qualità risulta essere inferiore rispetto ai prodotti, anche certificati, di origine italiana.
Secondo gli studi condotti da Coldiretti, tra i prodotti più imitati all’estero vi sono il Parmigiano Reggiano, la Mozzarella di Bufala, il Prosecco, il Gorgonzola, l’Asiago e il Pecorino. Più in generale troviamo i sughi, le conserve sott’olio e sotto aceto, i pomodori in scatola e formaggi, soprattutto nei circuiti della grande distribuzione. Mentre i paesi che più imitano i prodotti italiani sono i paesi del G20, tra cui si può citare l’esempio degli Stati Uniti in cui circa il 99% dei formaggi dei formaggi di tipo italiano sono prodotti tarocchi. Negli USA i dazi doganali imposti dall’amministrazione Trump hanno portato conseguenze negative per i prodotti Made in Italy, favorendo al contempo i prodotti contraffatti.
Per contrastare in maniera efficace l’Italian Sounding, servono azioni legislative forti. In Italia si è cercato di intervenire con l’articolo 32 del Decreto Crescita, in cui si è voluta tutelare l’originalità dei prodotti italiani venduti all’estero. Sono previste delle agevolazioni per i consorzi nazionali per la tutela legale dei prodotti colpiti dall’Italian Sounding. Con il Decreto Crescita viene introdotta una forma di tutela ad hoc, che va non solo a rafforzare la protezione fornita a livello europeo, ma che assicura anche ai prodotti agroalimentari italiani un posto d’onore nel mercato internazionale. Altra forma di contrasto la troviamo negli accordi bilaterali tra l’Unione Europea e Paesi terzi. Ad esempio, con il Canada è stato stipulato il trattato “Ceta” che tutela160 prodotti italiani a marchio Dop e Igp. Ciononostante, è necessaria un’azione da parte di enti pubblici e privati campagne informative al fine di sensibilizzare i consumatori all’acquisto di prodotti di qualità.
A tal proposito vale la pena ricordare il ruolo delle Camere di Commercio Italiane all’estero, le quali svolgono importanti funzioni per la valorizzazione del Made in Italy nel mondo, promuovendo le aziende italiane e i loro prodotti. Nello specifico, nell’ambito del progetto True italian Taste e delle altre numerose manifestazioni- tra cui ricordiamo L’italie à Table, la Camera di Commercio Italiana a Nizza si impegna da anni per sensibilizzare il grande pubblico al consumo di prodotti italiani che diano valore a tutta la catena produttiva, dalle materie prime ai produttori stessi.