Di padre in figlio, il passaggio del testimone tra generazioni non è sempre facile, soprattutto quando l’impronta paterna è così forte.

Christophe e Théo MANSI, Capi ristoratore

Generazioni a confronto/Una storia di famiglia

 

Di padre in figlio, il passaggio del testimone tra generazioni non è sempre facile, soprattutto quando l’impronta paterna è così forte. Non è semplice affermarsi dopo una ventina di anni durante i quali la prestanza fisica, il parlare francamente e l’esuberanza all’italiana di Theo hanno completato un percorso professionale impeccabile, facendone un personanggio importante a livello locale, imprescindibile in ambito culinario in cui l’Italia è regina. Nel suo suo celebre ristorante “l’Auberge de Théo”, e poi con il titolo di vice presidente degli Chef ristoratore 06, il signor Matteo Mansi ha saputo imporre un proprio stile, molto professionale ma senza prendersi troppo sul serio, sempre pronto a raccontare una barzelletta….“non serve a nulla stare a discutere con gli sciocchi, si rischia di istruirli!” rincara Christophe, da degno successore, con lo stesso humour, esagerando un po’.

Ancora più arduo farsi un proprio spazio! Ma Christophe Mansi ha saputo sviluppare con molta finezza una sua vera personalità. Al primo impatto è difficile distinguerli, da quanti aspetti hanno in comune … partendo dalle loro radici transalpine: il forte amore per la famiglia, il rispetto dei valori veri, l’importanza della fiducia… Per riuscire a differenziarli bisogna entrare nei dettagli. Matteo, fin da ragazzino, aveva la cucina nel sangue … “mi piace così tanto mangiare”. Il suo piatto preferito? “ pasta e fagioli”, Christophe, dal canto suo, va matto per “le uova ripiene di sua mamma”; lui che, da piccolo invece, sognava “di diventare poliziotto in dogana per scovare l’eventuale presenza di droga, sventare truffe o imbrogli…”! Allora come passare pian piano dall’ombra alla luce? Innanzitutto, impararando a farsi da parte senza però mettersi in ombra, poi, senza conflitti d’ego, prendersi giorno dopo giorno un po’ di spazio, come un alone che si espande nel corso del tempo, come la realizzazione di una gigantesca costruzione lego; questo era infatti il passatempo di Christophe durante l’infanzia, fiero di essere riuscito a realizzare un Big Ben di 5000 pezzi e la nave spaziale di Star Wars prima di aver costruito un robot che risolve da solo il cubo di Rubik … “la matematica fa per me”, conferma il giovane Mansi, che ha in seguito barattato la Maturità scientifica e l’aritmetica con mestoli e pentole. Gentile e generoso, ecco le qualità che il ragazzo riconosce a suo padre, essendo lui invece più diffidente, e non esitando a metterlo in guardia “la tua generosità ti giocherà bruti scherzi”. In campo musicale, le generazioni si affrontano: Matteo dà importanza alle canzoni napoletane che si ricorda di aver sentito i giorni di butato al lavatoio, mentre Christophe apprezza sia Chopin che Manu Tchao. Per riposarsi, Matteo passeggia in giardino con il cane, un pastore tedesco di 2 anni e mezzo, oppure va in bici al mattino sulla Prom’, a differenza del figlio che preferisce il Jiu jitsu, la spada cinese e la velocità della sua Harley Davidson per combattere lo stress. Ognuno ha una sua meta: Matteo non riuscirebbe ad allontanarsi per più di 5/6 ore dalle sue radici italiane, mentre Christophe sogna gli Stati Uniti e il Giappone…sogno che rishidi non concretizzarzi dato che non si azzarderebbe mai a fare voli di 15h! Aspetto in comune: entrambi vanno al letto tardi tardi (01:30) e si svegliano all’alba (06:00).

Il successo di Matteo? “mio figlio, il mio Dio”. “Mio padre, è il mio migliore amico, un un tipo onesto che mi dice le cose senza mai alzare la voce” risponde invece Christophe. C’è tanto amore e rispetto tra questi due: la ricetta ideale per assicurare un’amorevole complicità.

PORTRAIT DU MOIS di Lilas Spak, redattrice di Costazzurra